Il grande caldo, It 2022, R: Dan Bensadoun, Luigi Caggiano, Marcello Enea Newman, Daniele Tinti, Min 55, OmeU
Im Anschluss Daniele Tinti LIVE + Aperitivo + Debate, Moderation: Elisa Cuter
Marcello, Daniele, Alex, Dan, Gianlorenzo and Giorgio, 20-year-old Roman men, spend night after night between the Bar dei brutti in San Lorenzo and the San Calisto in Trastevere. They kill time drinking Peroni and saying vulgarities. Ludovica, a friend of theirs who is studying film in Paris, returns to Rome for the summer and involves them in the making of a short film that will lead them to timidly break out of their habits.
Trailer:
Note from the filmmakers.
We were in our early twenties or so. What was supposed to be the best age of life for us was largely made up of boredom, laziness, indifference.
The city in which we lived continued its very long decline and we, prematurely, with it.
In the courtyard of the House of Literature, where we spent our time chatting and smoking, the idea for The Great Heat came to us one afternoon.
We wanted to tell something of the Rome we lived in, the neighborhoods, the bars, the houses where we wasted our days. The actors were going to be us,
our friends and girlfriends, the funniest figures we passed when we left home. Many of us made music. Our friends the Dogs and the Monsters were clearing out narratives of our city that seemed to us much more honest than those we found at the movies.
It was the year of The Great Beauty, which we looked at with distrust and thought, not without arrogance, that we could do better.
The film would begin with a profanity said out of boredom. For us, the use of profanity was not just a game or a provocation. We spoke in a certain way, we also heard how people spoke in the streets of Rome, and we felt it was dishonest that this was systematically removed in film and television.
We shot the film in two weeks, in July 2013. The crew was small but passionate. The budget was 850 euros, mainly spent on pesto pasta, bottles of wine, and prop cigarettes. We worked from dawn (11 a.m.) to late at night, each dividing between two or three different roles. Everything was done for the first time. It was a given for us
that the advent of DSLR cameras and the Zoom handheld recorder not only allowed, but made the production of 0-budget films like ours necessary and urgent. Some of us still think so.
ITA
Sinossi
Marcello, Daniele, Alex, Dan, Gianlorenzo e Giorgio, ventenni romani, trascorrono notte dopo notte tra il Bar dei brutti a San Lorenzo e il San Calisto a Trastevere. Ammazzano il tempo bevendo Peroni e dicendo volgarità. Ludovica, una loro amica che studia cinema a Parigi, torna a Roma per l’estate e li coinvolge nella realizzazione di un cortometraggio che li porterà a uscire, timidamente, dalle proprie abitudini.
Nota dei registi
Avevamo più o meno vent’anni. Quella che doveva essere l’età più bella della vita per noi era in gran parte fatta di noia, pigrizia, indifferenza.
La città in cui vivevamo continuava il suo lunghissimo declino e noi, prematuramente, con lei.
Nel cortile della Casa delle Letterature, dove passavamo il tempo a chiacchierare e fumare, ci è venuta un pomeriggio l’idea de Il grande caldo.
Volevamo raccontare qualcosa della Roma che vivevamo, dei quartieri, dei bar, delle case in cui perdevamo le giornate. Gli attori saremmo stati noi,
i nostri amici e le nostre amiche, le figure più divertenti che incrociavamo quando uscivamo di casa. Molti di noi facevano musica. I nostri amici i Cani e i Mostri stavano sdoganando narrazioni della nostra città che ci sembrano molto più oneste di quelle che trovavamo al cinema.
Era l’anno de La grande bellezza, che guardammo con diffidenza e di cui pensammo, non senza arroganza, di poter fare di meglio.
Il film sarebbe iniziato con una bestemmia detta per noia. Per noi l’uso delle bestemmie non era soltanto un gioco o una provocazione. Parlavamo in un certo modo, sentivamo anche come parlava la gente nelle strade di Roma e ci sembrava disonesto che questo fosse sistematicamente rimosso nel cinema e nella televisione.
Abbiamo girato il film in due settimane, a luglio 2013. La troupe era piccola ma appassionata. Il budget era di 850 euro, principalmente spesi in pasta al pesto, bottiglie di vino e sigarette di scena. Lavoravamo dall’alba (le 11:00) a notte fonda, dividendoci ciascuno tra due o tre ruoli diversi. Tutto veniva fatto per la prima volta. Per noi era scontato
che l’avvento delle videocamere DSLR e del registratore portatile Zoom non solo permettessero, ma rendessero necessario e urgente la produzione di film a 0 budget come il nostro. Qualcuno di noi ancora lo pensa.
Il primo montaggio del film durava quasi un’ora e mezza. Organizzammo solo una proiezione davanti a una cinquantina di persone, in un locale di San Lorenzo ormai sparito: il Ristopub H24. Al Ristopub potevi ordinare degli spaghetti alle vongole alle 4 di notte e c’era un AK-47 finto appeso al
muro. Il posto era perfetto e la proiezione rimase negli annali.
Successivamente, il nostro film fece più o meno la stessa fine di La solitudine e la vita, il corto girato dai nostri personaggi. Soddisfatti di quel momento di gloria e incerti su cosa fare del film, ci siamo fermati.
Ne riparlavamo ogni tanto con affetto, dicendo che toccava rimetterci mano, farlo uscire, senza sapere bene cosa significasse. Verso il 2020 quel desiderio si è fatto più concreto: abbiamo prodotto un nuovo montaggio più breve e denso, finalmente corredato da una degna post-produzione del suono e dell’immagine.
Lavorandoci, abbiamo constatato che in quegli anni si era aggiunto qualcosa al film: l’effetto del tempo. Sapere che quella Roma non esiste più, che quei ragazzi ventenni non torneranno mai, ci rende questo film più toccante. Non eravamo abbastanza spavaldi da cercare la perfezione, ma abbastanza da cercare una forma di verità. Se non la verità della nostra generazione o di Roma, almeno la nostra verità nell’estate del 2013, intenti a fare qualcosa che assomigliasse a un film.
Francesco Pacifico su Il grande caldo
“Mentre nasceva la scena indie romana qualcuno non era molto convinto di voler spaccare tutto e conquistare il mondo. "Il grande caldo" è un ritratto sincero della depressione middle class all'inizio dell'era social: niente sushi né coca né visualizzazioni né successo.”
La squadra
Il grande caldo è stato prodotto collaborativamente da Dan Bensadoun, Luigi Caggiano, Marcello Enea Newman e Daniele Tinti.
Dan Bensadoun
Dan nasce a Nizza nel 1992. Dopo studi di lettere, si trasferisce a Roma per un anno nel 2012, che passa a bere Negroni e far finta di lavorare, e che conclude girando Il grande caldo. Successivamente, segue un master di regia, sceneggiatura e produzione alla Sorbona e crea il collettivo Dis pas non tout de suite con altri compagni di classe. Partecipa a vari film in quanto co-regista, sceneggiatore, montatore, attore e compositore. Nel 2017 pubblica per Bomba Dischi l’EP Quatre chansons d’amour col duo electropop
Réplicant. Lavora come traduttore dall’inglese e dall’italiano.
Luigi Caggiano
Luigi nasce a Roma nel 1990. Si specializza in montaggio al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma e inizia così un percorso che lo porta a lavorare con alcuni tra i migliori montatori italiani quali Francesca Calvelli, Giogió Franchini e Marco Spoletini. Nel 2019 monta il cortometraggio Il Nostro Tempo diretto da Veronica Spedicati che arriva tra i 5 cortometraggi finalisti ai David di Donatello. Nell'ultimo anno ha firmato la collaborazione al montaggio dell'ultima stagione di Skam Italia e prosegue l'attività di montatore nel panorama del cortometraggio italiano e non solo.
Marcello Enea Newman
Marcello nasce a Bruxelles nel 1991. È stato un membro centrale della scena musicale romana da cui sono emersi i Cani e Calcutta e ha collaborato con entrambi. Ha suonato nei The Jacqueries, in Marcello e il mio amico Tommaso, in Laura Fabiani, negli Amerixan Music e con i Plastic Palms. Ha realizzato più di 10 video musicali. Oggi si dedica alla promozione de Il grande caldo, alla scrittura e produzione di nuova musica e a Orchestra Futuro, un progetto di arte concettuale che condivide con Federico Antonini, incentrato sulla musica deliberatamente amatoriale, per cui realizza performance, opere video, libri.
Daniele Tinti
Daniele nasce a Roma nel 1990. A due anni va a vivere a L'Aquila, dove rimane fino al 2009, quando il terremoto lo costringe a tornare nella Capitale. Fa stand up comedy da 8 anni, esibendosi sui palchi di tutta Italia. Ha lavorato in televisione su Comedy Central (Natural Born Comedians, Stand Up Comedy) e sulla Rai (Battute?). Ha creato Tintoria,